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A crogiolo: essi hanno una capacità media di
500kg/d e sono denominati, a seconda della grandezza, palea,
ninfa, curisiol. Appartiene a questa categoria il forno
muranese che, secondo lo Statuto dei vetrai del 1315, era a
tre piani: il primo per un letto di legna, il secondo per la
disposizione dei crogioli, il terzo come zona di
raffreddamento (muffola). A metà dell'800 venne immessa una
griglia su cui disporre il letto di legna in modo da far
avvenire la fusione in un solo giorno e nel '900 venne
distaccato il forno di ricottura da quello di fusione.
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A vaso: hanno un funzionamento discontinuo; la
loro capacità è di 2t e sono utilizzati per la produzione
di vetri speciali con tempi di fusione maggiore di 24 ore.
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Giornalieri: hanno maggiori dimensioni dei
precedenti e il loro tempo di fusione è di 24 ore.
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A bacino: riscaldati a gas, sono suddivisi nei
tre compartimenti di fusione, affinazione, riposo e cedono
calore al vetro esclusivamente per irraggiamento. Il loro
funzionamento è continuo con una capacità di carica fino a
1550 t.
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Per produzione industriale: sono dotati di
camera lunga 50 m, larga 8m e profonda 1,5 m, separata
all'interno da un muro raffreddato portante dei fori,
attraverso i quali il vetro a 1500 °C fluisce e si riversa
nel bacino di riposo, dove si raffredda a 1300°C. Le pareti
del forno sono rivestite di materiali refrattari elettrofusi
(silicei nelle volte e basici nei recuperatori), quali
prodotti a base di allumina, silice e zirconio. Dalla camera
di riposo, il vetro passa alle macchine, dove avviene la
formatura.
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